3x3 - Il Quadrato - Lavoro Collettivo - (cartone, acrilico, tecnica mista -150x150 cm)

3X3


     Nessun linguaggio è del tutto individuale. E' anche pubblico. Non possiamo separare ciò che viene dall'individuo da ciò che viene dall'esterno.  Siamo in continua interazione-con.  Ogni individuo è una particolare confluenza di tutte le cose che l'hanno preceduto e di tutto ciò che egli vive.  Ciò non vuol dire però che l'individuo sia solo un prodotto (determinismo) anzi, è e può essere un artefice. Dalla complessità della sua esperienza intrisa dai linguaggi pubblici, ogni individuo può rielaborare ciò che è stato codificato finora e rinnovarlo. Occorre proteggere questo tempo e questo spazio per un sentire individuale, per questa irrepetibile confluenza dei tanti contenuti, una ricchezza che facilmente andrebbe perduta nella forza centrifuga di una veloce omologazione culturale.  L'arte può essere questo: una pausa, un prendere contatto con il proprio sentire.  Questo “proprio sentire”  non è “proprio” nei termini di  “possesso” ma è proprio nei termini di “particolare confluenza e particolare elaborazione”.  Solo in tal senso trovo sia giusto sottolineare nell'ambito dell'arte più l'individualità e l'originalità che il sentire comune.  Ma sono inscindibili.


   In tal senso il lavoro collettivo (3x3) è stato sia delicato sia estremamente stimolante. Trovare spazio per la particolarità di ciascuno trovando un equilibrio d'insieme che esprima al meglio tutte le potenzialità del gruppo non è cosa da poco. Ci vogliono alcuni accorgimenti pur di preservare i due momenti che sono inscindibili ma hanno comunque delle qualità diverse: un momento più “esterno” nel quale “ispirare” il lavoro della collettività ed un momento più “interno” per una elaborazione più profonda che porterà ad una espirazione (espressione) che diventa immediatamente cosa comune.


   Nei lavori collettivi si parte spesso da un unico disegno di base o da una composizione concordata anticipatamente, il che sicuramente facilita il processo.  Tuttavia quando c'è una progettazione a priori raramente questa può accogliere tutta la ricchezza in campo. Credo dunque sia meglio lasciar cadere questa àncora di un accordo preliminare. La composizione in tal modo sarà il punto di arrivo di un continuo andirivieni tra sperimentazione individuale e scambio collettivo.  Sarà il punto finale di un lungo dialogo tra ciò che accade sulla superficie dipinta e il sentire (dell'individuo nel gruppo) di quel che manca per raggiungere un lavoro con  un significato o un senso compiuto. 


     3x3 non è solo un lavoro collettivo ma è anche un momento didattico nel quale apprendere qualcosa sul linguaggio visuale. Questo lavoro in particolare nasce dal desiderio esplicitato dagli allievi di sperimentare una mia modalità di lavoro di qualche anno fa. Raramente ho proposto qualcosa nella mia didattica che avesse a che fare in modo così diretto con la mia ricerca ed il mio modo di operare.  La ragione principale è risposta nel timore di interferire troppo nello spazio protetto dell'elaborazione individuale. Di solito propongo alle persone un lavoro che parte da una mia comprensione “delle qualità della particolare confluenza di contenuti che loro stanno attuando” e dal mio intuito di “dove loro stiano andando ora, superando ciò che è stato realizzato da loro finora”.   Non avrei proposto questo lavoro a persone che non hanno già una ricerca un po' consolidata negli anni.

    3x3 nasce da una sequenza di due fasi molto diverse che scandivano il mio lavoro sui miei trittici di cera del 2010 (una tecnica che è appunto non “mia” ma è “una particolare (nuova) confluenza”):

  1. Una fase veloce, gestuale e corporea nella quale i quadrati sono adagiati sul pavimento e ricevono delle gocciolature di acrilico bianco. (la cera è stata sostituita dall'acrilico) Ciascun dei partecipanti interviene considerando con attenzione ciò che sta accadendo sulla superficie.  (mezz'ora)    
  2. Una fase molto più lunga di meticolosa elaborazione della superficie, già animata dai gesti individuali iniziali. (10 ore)

  

   Ogni quadrato riceve una prima impronta da una sola persona che cautamente interviene nel rispetto delle gocciolature e ricerca un modo di intervenire che non annulla ed interferisce con l'immediatezza del gesto. Successivamente i quadrati passano di mano in mano e ciascuno introduce degli elementi e delle tecniche che possono essere di ispirazione per gli altri.  Importantissimo sono i lunghi sguardi d'insieme dove tutti propongono a tutti come unire i nove quadrati.  A volte ci sono delle piccole cancellature o delle rinunce a delle tracce individuali che potrebbero confondere troppo il sentire comune.  D'altronde, superata la soglia dell'avvio,  è il lavoro stesso ed i contorni che sta prendendo a condurre il lavoro e non più i singoli intenti.

    A noi l'impegno di non perdere quel particolarissimo contatto tra noi e ciò che ci circonda.  L'esito sarà bello.

 

(K. DE NEVE)